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Dharma e Karma

Dharma e Karma - Lo Spirito

Il nostro impegno non è rivolto a liberarci dal peccato, ma ad essere Dio. (dalle Enneadi, I 1, 9)      

Ognuno diventi dunque anzitutto deiforme e bello, se vuole contemplare Dio e la Bellezza" (Enneadi I, 6, IX).

Se Dio è sceso in terra, certo non è venuto per starci vicino. (dalle Enneadi, VI 5, 12, 35)

Tre sono le strade di ritornare al Cielo:

la terza, tortuosa, della Filosofia:

la seconda, soave, della musica:

la via Maestra, l'unica divina, quella della bellezza, o dell'amore.

 

Intimamente legato al concetto di Karma è quello del Dharma.

 

 

Vivere il proprio Dharma vuoi dire vivere la propria potenzialità Spirituale,

 

cioè la scintilla divina che è in ognuno di noi e che ha infinite potenzialità di

perfe­zione.

 

Non si può vivere il Dharma supremo senza il Dhar­masamsara, cioè gli obblighi,

 

i doveri e i piaceri della vita quotidiana.

  

 È significativo l'episodio raccontato da Jung, della visita del tempio di Surya

  

 (il Sole) ; Jung è sbalordito, a suo dire,

 

dalle «sculture oscene di squisita fattura»:

 

Obiettai - indicando un gruppo di giovani  che stavano a bocca aperta davanti al

monumento, ammirandone la magnificenza -che quei giovani in quel momento

stavano subendo tutt'altro che un processo di spiritualizzazione, e che avevano

piuttosto l'aria di essere tutti presi da fantasie sessuali.

Replicò il Pandit che accompagnava Jung: “Ma proprio questo è il punto.

Come potrebbe mai realizzarsi in loro lo Spirito, se prima non soddisfacessero il

loro Karma?

Queste immagini chiaramente oscene sono qui proprio allo scopo di ricordare agli

uomini il proprio Dharma (20).”

 

Se il Karma è la spinta volitiva del passato, il Dharma è l'attrazione evolutiva

  

 verso il futuro.

 

 Perciò la forza della storia del passato (Karma) e la potenzialità del futuro insita

  

in ognuno (Dharma) sono due poli dialettici dello stesso processo di crescita.

 

Dio è coincidentia oppositorum, che è la coniugazione del molteplice nell'uno;

all'inverso, il mondo è l'espressione dell'uno nel molteplice. Tra i due poli si ha un

rapporto di partecipazione, per il quale Dio e il mondo si compenetrano (...) il

mondo si configura come un'immagine, un'imitazione dello stesso essere divino,

 ovvero come un secondo Dio

 o “un dio fatto immagine" (28).  << Nicola Cusano >>

 

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