La Realtà non è pudica.
E’ lì e si mostra nuda a tutti, con o senza veli, come la Venere "nera"
che esce dal mare in mezzo all' Afron ( ossia il mare "frollato" onde Africa,
in India il "latte" frollato ) o anche quella bionda e con la pelle rosata del Botticelli.
Solo che, come dice Albert Einstein, la capacità di visione è “relativistica”
dipende cioè dal punto di vista dell’osservatore.
Quanto maggiormente ampio è il suo “punto di vista”, tanto più coglie gli aspetti
della Realtà che viceversa non sono colti nella loro essenza integrale e restano
ignoti a chi ha un punto di vista meno ampio.
E’ un po’ come i neuroni “specchio” del nostro cervello
( vedi: http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=neuronispecchio.html
e, molto interessante anche il seguente contributo per chi vuole approfondire,
http://www.unipr.it/arpa/mirror/pubs/pdffiles/Gallese/Gallese%20-%20Riv%20Psicoanalisi.pdf ).
In Essa ( la Realtà ) vediamo soltanto quello che siamo e per come siamo dentro
e con gli “occhi” che usiamo ( per occhi intendo la nostra capacità di “vedere” ).
Non è banale sostenere che se vediamo solo violenza, tali siamo anche noi;
se vediamo solo ipocrisia, tali siamo anche noi; se vediamo morte, tali siamo
anche noi.
Tutto ciò che vediamo apparentemente fuori è una parte costituente il nostro
Essere.
Un esempio, uno per tutti i casi simili.
Mi trovo con il presunto “sensitivo” di turno e lo porto in aperta campagna dove
cresce solo l’erba spontanea e chiedo: cosa “senti” ?
Lui risponde che non “sente” proprio nulla.
Di rimando dico: non senti il suono armonico che produce il filo d’erba che
facendosi strada con le sue vibrazioni convince la terra a fargli strada per venire
alla luce ?
Non senti il suono armonico che produce l’attrito della Terra con l’atmosfera,
che somiglia ad un canto di uccelli ? !!
Ritornando alla Realtà e alle interrelazioni fra umani e umani e la Realtà stessa,
valgono e sono vigenti gli stessi principi a cui sto accennando:
L’Apprendimento.
L’apprendimento ( di gran parte di quello che sappiamo fare ) ci è accessibile e
reso possibile in virtù di questa sorta di ponte, di “bridge” che intercorre fra noi e
noi stessi, fra noi e i nostri simili e fra noi e
la Realtà.
Nel primo libro della Genesi, ( 9, 13 -15) dopo il Diluvio Universale, Dio disse: “Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell’Alleanza tra me e la terra. Quando radunerò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia Alleanza che è tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque del diluvio, per distruggere ogni carne”.
E’ il simbolo del patto d’unione tra Dio e l’Umanità.
La filosofia yoga c’insegna che la dea serpente, Kundalinî, rappresenta la forza vitale evolutiva all'interno di ciascuno. Essa si desta dal suo sonno nella terra per procedere danzando attraverso ciascun Chakra, ripristinando l'Arcobaleno come un ponte metafisico tra la materia e la coscienza. Attraverso questa danza di trasformazione l'Arcobaleno diventa l'asse centrale del mondo, attraverso il Centro di ciascuno di noi dal basso verso l’alto. Nel nostro viaggio lungo la vita, i Chakra sono le ruote disposte lungo questo asse, che conducono il veicolo del Sé lungo la nostra Ricerca Interiore o Liberazione.
“L'attraversamento dei Chakra è un processo alchemico di crescente affinamento, che unifica gli opposti: luce e ombra, maschile e femminile, Spirito e materia nel crogiolo del corpo e della ψche” ( secondo Jung ).
Nel mito celtico l'orcio d'oro alla fine dell'arcobaleno rappresenta una sorta di Santo Graal, la coppa perduta del rinnovamento e della pienezza spirituale. Jung si riferiva all'oro come al prodotto simbolico finale della trasformazione alchemica Interiore.
L'Arcobaleno, come simbolo archetipico, compare in molte mitologie di ogni parte del mondo. Nella mitologia hindu la dea Maya creò il mondo da sette veli dei colori dell'arcobaleno. Nel mito egiziano sono le sette stole di Iside, nel mondo cristiano i sette veli di Salomè, per i Babilonesi era la collana di Ishtar tempestata di pietre iridate e per i Greci Iride alata, che portava sulla terra i messaggi degli dei agli esseri umani .
L’Arcobaleno ( apprendimento ) ha due punti fermi :
quello di partenza e quello di arrivo.
I sette colori dell'arcobaleno costituiscono un'alternativa alla nostra
consapevolezza binaria in bianco e nero e ci offrono un mondo di possibilità
molteplici ( sempre sette, vedi:
http://www.lo-spirito.com/1/il_settemplice_pensiero_7008216.html )
Nell’antichità questo “collegamento” Spirituale di contiguità e continuità fra noi
"Umani" e il “Poliverso” ( non necessariamente DEVE essere “Universo” )
è raffigurato e rappresentato dall’arcobaleno: il ponte che unisce l’Uomo e Dio o il
“Cosmo”.