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Le fasi dell'elaborazione dell’ “impatto”

Le fasi dell'elaborazione dell’ “impatto” - Lo Spirito

    Il  modello a cinque fasi, rappresenta uno strumento che permette di capire le dinamiche mentali più frequenti del soggetto che ha vissuto l’ impatto, ma gli psicoterapeuti hanno constatato che esso è valido anche ogni volta che ci sia da elaborare un “impatto” non solo fisico, emozionale, affettivo e/o ideologico, ma anche Animico e soprattutto Spirituale. 

 In questo caso ci occupiamo dell’impatto sconvolgente-coinvolgente, a volte problematico, con l’esperienza del conoscere lo Spirito e constatare, ammettere, ed infine, superando le proprie limitazioni, riconoscerne non solo l’esistenza, ma anche la consistenza reale.

Da sottolineare che si tratta di un modello a fasi, e non a stadi, per cui le fasi possono anche alternarsi, presentarsi più volte nel corso del tempo, con diversa intensità, e senza un preciso ordine, dato che le sensazioni, le emozioni e i sentimenti correlati non seguono regole solo logiche, ma anzi come si manifestano, così svaniscono, magari miste e sovrapposte.

  1. Fase della negazione o del      rifiuto: “Ma è      sicuro, mi chiedo, che Kundun esiste veramente ?”, “Non è possibile, mi      sbaglio!”, “Non ci posso credere” sono le parole più frequenti di fronte      alla esperienza vissuta, anche per interposta persona; questa fase è      caratterizzata dal fatto che il soggetto, usando come meccanismo di difesa      il rigetto dell’ esame ed evidenza della Realtà, ritiene impossibile di      avere proprio una esperienza vissuta realmente consistente e concreta.      Molto probabilmente il processo di rifiuto puerile della verità circa il      proprio stato di Coscienza e Consapevolezza  può essere funzionale al soggetto per      proteggerlo da un’eccessiva ansia concatenata al vissuto e per prendersi      il tempo necessario per organizzarsi. Con il progredire dell’ansia tale      difesa diventa sempre più debole, a meno che non s’irrigidisca      raggiungendo livelli ancor più psicologici e devianti.
  2. Fase della rabbia: dopo la negazione iniziano a manifestarsi      emozioni forti quali rabbia e paura, che esplodono in tutte le direzioni,      investendo i familiari, i colleghi di lavoro, Dio. La frase più frequente      è “perché proprio Io?”. È una fase molto delicata dell’iter psicologico e      relazionale del soggetto. Rappresenta un momento critico che può essere      sia il momento di massima richiesta di aiuto, ma anche il momento del      rifiuto, della chiusura e del ritiro ( sempre reversibile ) nel Sé      inferiore.
  3. Fase della contrattazione o del      patteggiamento: in      questa fase la persona inizia a verificare cosa è in grado di capire e      fare, ed in quale progetti può investire la speranza, iniziando una specie      di negoziato, che a seconda dei valori personali, può essere instaurato      sia con le persone che costituiscono la sfera relazione del soggetto, sia      con le figure di proiezione abituale ( per esempio: il cipap-po, la      fisica, la scienza, o il rifugio abituale.. io non credo possibile… ). “se      prendo delle  medicine, credo che      potrò ignorare l’esperienza  fino      a…”, “se ne esco fuori, farò…”. In questa fase, la persona cerca di riprende      il controllo della propria vita, e cerca di riparare il riparabile, in      molti casi con successo duraturo.
  4. Fase della depressione: rappresenta un momento nel      quale il soggetto inizia a prendere consapevolezza di ciò che sta vivendo      o che sta per vivere e di solito si manifesta quando la tensione interiore      progredisce ed il livello di sofferenza aumenta. Questa fase viene      distinta in due tipi di depressione: una reattiva ed una preparatoria. La      depressione reattiva è conseguente alla presa di coscienza di quanti      aspetti della propria identità, della propria immagine corporea, del      proprio potere decisionale e delle proprie relazioni sociali, sono da      rivisitare. La depressione preparatoria ha un aspetto anticipatorio      rispetto alle esperienze che si stanno per vivere e condividere. In questa      fase la persona non può più negare la sua condizione di inadeguatezza, e      inizia a prendere coscienza che la ribellione non è possibile, per cui la      negazione e la rabbia vengono sostituite da un forte senso di sconfitta.      Quanto maggiore è la sensazione dell’imminenza della resa, tanto più      probabile è che la persona viva fasi di depressione.
  5. Fase dell’accettazione: quando il soggetto ha avuto      modo di elaborare quanto sta succedendo intorno a lui, arriva ad      un’accettazione della propria condizione ed a una consapevolezza di quanto      accaduto o sta per accadere; durante questa fase possono sempre e comunque      essere presenti livelli di rabbia e depressione, che però sono di      intensità moderata. In questa fase il soggetto, anche se molto impaziente,       tende ad essere silenzioso ed a      raccogliersi, inoltre sono frequenti momenti di profonda comunicazione con      i familiari e con le persone che gli sono accanto. È il momento dei saluti      e della restituzione a chi è vicino al soggetto. È il momento della      sistemazione di quanto può essere sistemato, in cui si prende cura dei      propri “oggetti” (sia in senso pratico, che in senso psicoanalitico). La      fase dell’accettazione non coincide necessariamente con lo stadio      terminale dell’insania  o con la      fase reviviscenza, momenti in cui i pazienti possono comunque sperimentare      diniego, ribellione o depressione.

  I più riescono ad affrontare ed approfondire le nuove ottiche e i nuovi orizzonti

 Interiori, per il fatto che lo Spirito, nonostante tutto, è spesso un catalizzatore che

 essendo solo partecipe dell’esperienza del soggetto e non parte coinvolta e

 interessata ai livelli  inferiori ( corporeo, emozionale, sentimentale e Animico ),

 è e rimane sé stesso con le sue personalissime esperienze, tuttavia  trasmissibili

e condivisibili. 

 La distanza tra lo Spirito e Voi è uguale a quella tra Voi e lo Spirito, e siete

Voi a stabilirla , nessun “altro”.

 

 

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